Acceptance and Commitment Therapy (ACT)

L’Acceptance and Commitment Therapy (ACT; Hayes, Strosahl, & Wilson, 1999) rappresenta uno dei più recenti sviluppi nel campo della psicoterapia cognitivo comportamentale. Il modello ACT si basa su una visione contestualista–funzionale, affonda le proprie radici nella Relational Frame Theory (RFT; Hayes, Barnes-Holmes, & Roche, 2001) che, da un punto di vista clinico, potremmo definire come un programma di ricerca di base sulle modalità di funzionamento della mente umana e sul ruolo dei meccanismi del linguaggio nel determinare alcuni dei processi che portano alla sofferenza psicologica.
Gli obiettivi generali del lavoro terapeutico nell’ACT sono:
1. sviluppare abilità per trattare pensieri e sentimenti dolorosi in modo efficace riducendo il loro impatto sul funzionamento personale;
2. rendere chiaro ciò che è veramente importante (i valori) e stabilire obiettivi e azioni che portano in quella direzione.
Per fare ciò l’ACT individua sei processi che hanno un ruolo chiave nella spiegazione del funzionamento umano adattivo e disadattivo e un valore pragmatico per lo psicologo chiamato a impostare un intervento. Ognuno di questi processi (accettazione, defusione cognitiva, sé come contesto, momento presente, valori e azione impegnata) ha una controparte disfunzionale (evitamento esperienziale, fusione cognitiva, sé concettualizzato, dominanza del passato e del futuro, restrizione e confusione valoriale e inattività o impulsività). Al centro del modello a esagono dell’ACT, l’ Hexaflex (in figura) troviamo la flessibilità psicologica, l’insieme dei sei processi che si riferisce alla capacità individuale di avere chiari i propri valori, ciò che per gli esseri umani è importante, essere consapevoli dei propri pensieri ed emozioni e agire verso ciò che conta anche quando pensieri ed emozioni scoraggiano l’impresa di queste azioni.
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Figura. Hexaflex ACT/RFT dei processi psicologici, responsabili della flessibilità e dell’inflessibilità psicologica (tratto da Hayes, Luoma, Bond, Masuda, e Lillis, 2006)
A oggi si contano oltre 100 trial clinici randomizzati e 5 meta analisi che hanno mostrato i risultati di interventi basati sull’ACT in contesti clinici, di prevenzione della salute e organizzativi con soggetti in età adulta (Prevedini, Miselli, & Moderato, 2015).
Sebbene la letteratura su ACT ed età evolutiva sia decisamente inferiore, una crescente mole di testi ha preso in considerazione da un punto di vista sia teorico sia applicativo il valore del modello per l’età evolutiva, studiandone le peculiarità e differenze (Murrell e Scherbarth, 2011), adattando protocolli d’intervento, (Coyne, McHugh, e Martinez, 2011; Greco e Hayes, 2008), sviluppando veri e propri modello di concettualizzazione e intervento per l’utilizzo con la popolazione adolescente (Ciarrochi e Hayes, 2015), verificando l’efficacia degli interventi (Swain, Hancock, Dixon, & Bowman, 2015).
LʼACT si configura come un modello particolarmente adatto all’intervento per l’età evolutiva, in quanto, all’interno di un solido modello teorico sostenuto da numerosissime evidenze empiriche, offre una visione evolutiva dei processi psicologici e del comportamento umano (Ciarrochi e Hayes, 2015); un approccio transdiagnostico alla psicopatologia, focalizzato sui processi trasversali legati al funzionamento psicologico (Levin et al., 2014); strategie d’intervento adatte e attente alla prevenzione (Biglan, Hayes, e Pistorello, 2008).
Il gruppo ACT for Kids è nato e si è sviluppato per contribuire attivamente alla diffusione del modello ACT per l’età evolutiva. Le metodologie e le risorse elaborate dal gruppo mirano a costruire un contesto terapeutico che permetta a bambini e adolescenti di fare esperienza nel modo più concreto ed efficace possibile dei processi dell’hexaflex. Uno dei punti chiave che orienta gli interventi del gruppo con l’età evolutiva è dunque l’utilizzo di uno stile terapeutico vivace, basato su esercizi esperienziali e sull’utilizzo di metafore che permetta, anche nel lavoro con i bambini più piccoli, di superare il gap legato al completo sviluppo del linguaggio. Inoltre, al contrario di quanto accade in altri contesti di psicoterapia, l’esperienza terapeutica che viene a crearsi all’interno del setting ACT non assume una connotazione didattica, psicoeducativa, che spesso può risultare sgradita ai bambini perché assimilabile alla scuola. L’approccio ACT, con la centralità che viene data ai valori liberamente scelti, si caratterizza infine per un ruolo attivo del bambino e dell’adolescente nelle decisioni legate al trattamento.